La pittura

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La Pittura

Franco Carloni vuole raccontarci come la vita debba essere sempre vissuta in ogni sua emozione.

I colori a volte sono accesi a volte quasi monocromi. E’ il trascorrere della vita. Il non colore, il nero, non fa parte della sua tavolozza perché non riflette la luce e perciò non può certo avere dialogo con l’energia.

Dai colori primari il giallo, il rosso ed il blu, sempre presenti nelle sue opere, trae la capacità di interpretare quali e quante siano, tra le pieghe della materia dipinta, le possibilità che questa sia la composizione giusta a saperci descrivere le emozioni, le avventure, i racconti, i viaggi.

Le superfici pittoriche presentano una rugosità armonica attraverso una fitta trama di saliscendi di materia, la luce viene catturata entro gli avvallamenti e dialoga con il colore, lo rende vibratile in una sinfonia quasi irreale. A secondo dell’angolazione dello spettatore – l’osservatore davanti ad un suo quadro diventa appunto protagonista – l’opera diviene ora dolce e remissiva, ora spigolosa ed aggressiva: è la doppia faccia della vita.

Indagare appunto su questa dualità credo sia uno dei viaggi da intraprendere nei quali l’artista si sente più affascinato.

La capacità del vero artista è quella di saper trasmettere la propria certezza all’osservatore.

Sicuramente la ricerca che ha spinto Franco Carloni per tutta la vita a percorrere questo cammino, penso possa con orgoglio per lui, essere giunta ad una conclusione certa: la sua capacità a saperci trasmettere il suo credo.

Farci vedere, capire, intendere l’energia.

[Tratto dalla recensione di Daniele Crippa del 3 ottobre 2000]

Quando Carloni passa alla dimensione della superficie pittorica il rifiuto della linea si trasforma in un gesto immediato che non ammette ripensamenti, semmai modifica il corpo del colore attraverso stratificazioni e spessori che lasciano emergere nuove vibrazioni, presenze sensuali, valori tattili del pigmento.

L’immagine nasce nell’atto di fissare sulla superficie tracce essenziali di materia, lasciando che sia la sua naturalezza a costruire l’invenzione pittorica, a suggerire la risonanza della luce che cresce dentro lo spazio della rappresentazione.

Più che rappresentare il pensiero di una cosa o il ricordo di una forma conosciuta, la pittura indica l’attesa di un’immagine palpitante che si impossessa dello sguardo all’improvviso, senza tramiti che non siano interni all’energia del colore, alla sensazione di trasformare l’esterno in interno, e viceversa.

Energia è parola che esiste da sempre nel vocabolario pittorico di Carloni, è desiderio di cercare la luce nel punto più profondo dell’ombra, scavando in profondità nel divenire della materia che si rivela per contrapposizioni ma anche per sottili accordi spaziali, che restano li’, a mezz’aria, indefinibili.

Ogni opera ha una storia particolare, nasce dalla fusione dei colori, dal primo strato all’ultimo, come un viaggio sempre più rischioso lungo le variazioni del sentimento materico che guida la pittura al di là di qualunque sicurezza stilistica, proiettata quasi oltre se stessa, totalmente espansa.

[Tratto dalla recensione di Claudio Cerritelli]

La Pittura Ad Olio

Il lavoro di Franco Carloni, negli ultimi anni ha superato con impetuosità tappe difficilmente conquistabili, senza il filtro di tutto quel “back-round”, che quella moltitudine di esperienze che la vita d’artista cosi profondamente filtrata gli ha portato in dote.

Un mare in tempesta è stato superato, dalla bonaccia assoluta ha saputo trarre la brezza che sicura ti porta in porto.

Attraverso temporali ha tratto dalla pioggia la linfa necessaria alla vita. Il suo dialogo con tutto ciò che lo circonda si è fatto più profondo e sintetico.

Negli ultimi dieci anni – sono le opere presentante in questa doppia sua personale – l’artista ha tratto il sunto del suo periodo italiano, quasi avesse “bagnato in Arno” tutto il suo precedente.

I dipinti sono oggi superfici sempre più vibrate con armonie di colore che parlano con ancor maggior sicurezza all’interlocutore. Croste pittoriche dense e preganti: racconti di vita, sunti di esperienze avute.

Nella ricerca sui volumi l’artista ha raggiunto una padronanza della materia talmente sicura da far sì che il suo racconto, fatto attraverso una superficie ora marmorea ora bronzea, rapisca in maniera totale.

Il suo viaggio nella ricerca interiore del sentimento ha fatto nascere opere con una profonda armonia compositiva e di rara esecuzione tecnica.

Il suo credo è stato espresso in questi ultimi lavori con una sempre più convinta capacità descrittiva. L’occasione di questo avvenimento coinvolge due importanti istituzioni di due nazioni nelle quali l’artista spesso vive ed ove ha in programma di eseguire, in spazi pubblici, alcune esposizioni personali nelle quali verranno raggruppate le opere di questo periodo. Siamo grati di potere in anteprima avere il piacere di ammirare una sua selezione di lavori di questo ultimo decennio.

[Tratto dalla recensione di Daniele Crippa, Portofino, Luglio 2000]

La Pittura Tridimensionale

La Pittura Acrilica

La Pittura A China

Nell’odierna produzione dell’artista risultano determinanti anche i disegni a china, sui quali lui va aggregando, da tempo circonvoluzioni lineari senza sollevare la mano dalla superficie della carta. E di cui tratteggia alcune parti, in seguito, con linee e reticoli colorati rosso; col risultato di suggerirci involucri di spazio, bozzoli di energia o, persino, modelli del cosmo. Ricorrendo al metodo surrealista de, l’automatismo psichico, Cartoni esercita, in tal modo, la libertà piuttosto illimitata di esprimere la profondità dei sintomi di unità – quali sono i simboli – attraverso l’affioramento in superficie di poche e semplici movenze lineari.

Come i surrealisti, lui procede all’improvvisa aratura grafica del suo proprio inconscio per farne scaturire qualche figura indicibile, libera da censure e pretesti. Alcuni disegni agitano cenni di volti e corpi umani; altri presentano bacini di attrazione magnetica sul confine del nero col bianco; altri ancora guizzano come se firmassero l’intero spazio del foglio. In gran parte, comunque si strutturino, comportano uno o più nuclei figurali che fanno pensare al modello cosmologico di un mondo visto dal di fuori. Ai miei occhi, un universo fisico di tipo stazionario; ossia, un mondo che non ha né inizio né fine – proprio come il moto perpetuo.

[Tratto dalla recensione di Tommaso Trini]